“Prima la musica o la poesia?
Dilemma proverbiale quasi quanto quello dell’uovo e della gallina, e di fronte
al quale le menti più sagge dell’antichità si sono rifugiate in miti
rassicuranti come quello delle comuni origini o del loro primordiale legame
ritmico e sonoro. Un legame indissolubile, in ogni caso, che ritorna puntuale
ed accresciuto nelle sue infinite sfaccettature quando si è di fronte ad un
personaggio di grandissima levatura quale Franco Simone, il cantautore di
Acquarica del Capo che nella musica ha infuso tutta la sua poetica e
sensibilità. Le canzoni, è noto, si ascoltano, si cantano, si respirano, vanno
via, ma ritornano. Sono sempre con noi e portano i ricordi. Ma rappresentano
anche, in alcuni particolari momenti storici, dei documenti straordinari in
grado di indicarci il suono del cambiamento, come quello che riguardò i
mutamenti sociali, “antropologici”, linguistici e lessicali dell’Italia del
secondo dopoguerra. E a ripercorrere in maniera assolutamente originale il
percorso e l’incontro di Franco Simone con quel processo, che non riguardava
però solo l’Italia, è ora questo eccellente pamphlet scritto dal poeta Carlo
Stasi, che con grande maestria è riuscito a mettere insieme vicende personali
del cantautore, legate soprattutto alla sua infanzia ed al periodo scolastico
ed universitario, alle tante canzoni che si sono ispirate proprio a quei
ricordi. La figura che emerge è quella di un artista non solo legata alle
canzoni d’amore, che pure hanno una notevole importanza nella sua produzione e
ne hanno sancito l’iniziale fama (“Tu…e così sia” e “Respiro” fra tutte), ma
anche di un uomo che “racconta esperienze non personali con una grande
sensibilità ed una forte immedesimazione emotiva nei drammi della società
contemporanea”. Come quello collegato al problema della deforestazione
dell’Amazzonia ed alle prevaricazioni subite dalle popolazioni indigene. Una
tema, quello dell’ecologismo, sempre attuale e che troverà collocazione nella
magnifica “Amazzonia” del 1988. Ed un altro punto sapientemente sottolineato
dall’autore è la grande passione, anzi l’amore sconfinato, che l’America Latina
serba verso Franco Simone, autentico “divo” in Sudamerica con il merito
aggiuntivo di aver lanciato e portato molti talenti salentini, come
recentemente accaduto con Michele Cortese. (dalla prefazione di Eraldo
Martucci)
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